Un filetto stampato in 3D: ecco il futuro dell’alimentazione

Tutto molto bello, in apparenza, ma… mi chiedo: le proteine di sintesi che apporto nutrizionale possono dare?
mauro

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Un filetto stampato in 3D
ecco il futuro dell’alimentazione

Il multimilionario Peter Thiel, tra i primi a scommettere sul successo di Facebook, si prepara ad investire sul cibo del domani. Non sarà più necessario uccidere un animale per mangiare una bistecca: una start-up statunitense assicura che avremmo bisogno solo di premere un bottone

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Vegetariani di tutto il mondo preparatevi: presto nella vostra dietà potrà esserci anche la carne. Peter Thiel, cofondatore di Pay Pal e tra i primi a scommettere sul successo di Facebook, ha deciso di investire sul cibo del futuro. Basterà premere un bottone e dare il via ad una stampante 3D per avere nel nostro piatto l’esatta copia della bistecca a cui siamo abituati: stesso gusto, stesse proteine, stessa consistenza. Apparentemente la differenza è solo una: non sarà necessario uccidere e allevare nessun animale.

Le prospettive del cibo artificiale vengono esplorate da tempo, ma l’applicazione della stampante 3D è una novità della Modern Meadow, una start-up statunitense che ha lanciato il progetto della ‘carne tridimensionale’. Alla loro idea si aggiungono le risorse, tra i 250.000 e i 350.000 dollari, che Peter Thiel ha assicurato tramite ‘Breakout Labs’, un fondo che promuove le tecnologie rivoluzionare e l’innovazione scientifica.

Le stampanti 3D sono già state utilizzate nel campo medico con gli impianti o per creare scarpe, armi e pezzi di biciclette. Secondo la Modern Meadow produrre un filetto non dovrebbe essere più difficile: “La carne è un tessuto post mortem, la vascolarizzazione del prodotto finale è meno critica di quello che avviene per le applicazioni mediche”. Per la fondazione Thiel è un modo per “avere sempre una fonte sostenibile di proteine animali per i consumatori di tutto il mondo.”

Non solo un modo per diventare ricchi secondo quando dichiara Andras Forgacs, il co fondatore di Modern Meadow: “Se si guarda all’intensità delle risorse che si utilizzano per un hamburger ci si rende conto che siamo di fronte ad un disastro ambientale”. Insomma, secondo i promotori, l’idea avrebbe effetti positivi sia sul problema alimentare che su quello ambientale. Resta da chiedersi se gusto e cultura del cibo saranno d’accordo.

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fonte repubblica.it

STRANO MA VERO – Il cibo è davvero biologico? Te lo dice l’iPhone con Lapka

Il cibo è davvero biologico? Te lo dice l’iPhone!

Il cibo è davvero biologico? Te lo dice l’iPhone!

È un kit di 4 sensori in grado di testare il cibo che stiamo per mangiare

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Con tutti i pesticidi usati nel corso degli anni, l’inquinamento ambientale, i prodotti geneticamente modificati, le colture e gli allevamenti “pompati” con chissà quale diavolerie chimica o tecnologica, non sappiamo davvero più cosa compriamo e soprattutto cosa mangiamo. Uno strumento “investigativo” personale a misura di iPhone, quindi, non è un’idea malvagia.

Mangio o non mangio? – Non siamo i soli ad avere qualche dubbio sulla qualità del cibo che mangiamo. Anche Vadik Marmeladov, l’inventore di Lapka, deve aver avuto il sentore che qualcosa non andava in quello che ingurgitava. Lui però, a differenza nostra, si è dato da fare e ha progettato un kit di sensori speciali a misura di iPhone che, con lo zampino di un’applicazione sviluppata ad hoc, è in grado di valutare se un alimento è davvero biologico, o è solo un’etichetta per vendere di più e a un prezzo maggiorato.

Sentiamo un po’… – I quattro sensori, lavorando all’unisono, sono in grado di fare un check-up istantaneo al cibo. Basta collegarli all’iPhone, come una normale periferica, infilzare la sonda d’acciaio nell’alimento che desta qualche sospetto e aspettare il responso sulla concentrazione di nitrati, ossia quelle sostanze solitamente usate nei fertilizzanti chimici. Gli altri tre sensori non sono lì, ovviamente, per bellezza e, nel frattempo, misurano la temperatura, l’umidità ambientale, le radiazioni e le frequenze elettromagnetiche. So a cosa stai pensando… lo voglio anche io! Bene, sembra che il kit per fare la radiografia al cibo sarà disponibile entro l’anno al prezzo di circa 200 dollari. Neanche tanto…

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fonte jacktech.it

TUMORI – Domenico Biscardi, medico volontario: “Io uso il metodo di Bella in Africa”

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“Io uso il metodo di Bella in Africa”

Domenico Biscardi, 44 anni di Caserta, per sei mesi l’anno fa il medico volontario sull’sola di Sal, a Capoverde. Per curare i malati di cancro ha scelto il metodo Di Bella. Ci racconta i suoi successi anche quelli su un bimbo di 8 anni colpito da sclerosi multipla…

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Sei mesi l’anno fa il medico volontario a Capo Verde, a Murdeira. Gli altri sei lavora a Caserta. Domenico Biscardi, 44 anni, medico e farmacista, ha “esportato” il metodo Di Bella sull’arcipelago portoghese, cinquecento chilometri dall’Africa.

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E ha stilato una sua casistica di pazienti guariti, “discutibile se guardiamo ai mezzi diagnostici perché qui possiamo fare solo ecografie e ago aspirato, non diamo i nomi ai tumori – ammette – ma quel tipo di analisi qui non ha senso: quel che conta è bloccare il male”. E in parecchi casi ci riesce.

Biscardi fa la spola, Caserta- Murdeira da sei anni. Ha contribuito a fondare la onlus Apocrianca, associazione senza scopo di lucro, formata da alcuni medici che come lui “hanno scelto di andare dove ci sono più malattie che cure”, facendo il volontario da sempre (“anche quando ero uno studente-lavoratore”) ha visto con i suoi occhi che in Africa “i tumori non si curano. Se c’è un chirurgo bene, ma finisce lì. E se il chirurgo non c’è, finisce anche prima”. Si è sposato con Dilma, capoverdiana, che fa l’assistente sociale e lavora (gratis) con lui nella clinica di Murdeira, “perché qui gli ospedali si fanno pagare anche i cerotti, due, cinque euro, non di più. Io faccio le diagnosi al ribasso (ossia dico che si tratta di malattie poco costose) così i pazienti spendono poco e poi li curo fuori senza chieder nulla. Per questo abbiamo creato la onlus, qui c’è bisogno di tutto, dall’Italia ci arrivano le medicine e gli strumenti indispensabili”.

Sul sitowww.apocrianca.com cliccando sulle fiammelle accese si scoprono storie di Capoverde, sono tanti flash sulla povertà estrema: le famiglie vivono in case di latta, dormono su materassi per terra, quando va bene, a fare il muratore, si mettono insieme 150 euro al mese. Sì, perché ai capoverdiani arrivano solo le briciole di quella ricchezza creata dalle grandi imprese turistiche straniere (che, per effetto di una legge locale, per i primi dieci anni di attività non pagano le tasse).

Parliamo del metodo Di Bella, perché ha deciso di esportarlo a Capoverde?
“Ho fatto per anni il volontario in Kenya, affiancavo i veterani, bravi chirurghi come Robero Faccin che da 20 gira per l’Africa e trascorre dieci ore al giorno in ambulatorio. I medici del posto non sanno riconoscere un tumore (e io ero preso dal fatto di non riuscire ad alleviare le sofferenze di tutta questa gente…) nello stesso tempo se vuoi curare a Capoverde devi saper fare tutto, affrontare le ferite da pallottola, le infezioni, le dipendenza da alcool e droga, però, ripeto, per il cancro non c’è cura. Io avevo seguito la vicenda Di Bella, negli anni della sperimentazione e quando, sei anni fa, ho deciso di impegnarmi a Murdeira, sono andato a lezione da Giuseppe Di Bella, il figlio del professore. Da lui ho imparato l’importanza di somministrare un principio attivo in un preciso momento del giorno, che cosa si può mescolare e che cosa no, l’azione degli enzimi epatici, il blocco dei fattori di crescita e così via…”

Ma quanto si ammalano di tumore gli africani?
“Come noi. Perché mangiano cibo inquinatissimo… quest’angolo è diventata la spazzatura del mondo e non mi riferisco al fatto che non si fa la raccolta differenziata ma che affondano carichi di ogni genere… i risultati si vedono.”

Ovvero?
“Si pescano pesci che dopo un’ora o due che sono morti sprigionano luce fosforescente, ormai non è più vero il detto ‘sano come un pesce’…”

Quindi i più frequenti sono i tumori del tratto digerente?
“Dopo i melanomi sì, ma ci sono anche quelli della mammella, della prostata, dell’ovaio”.

I melanomi…? Ma le pelli scure non dovrebbero essere naturalmente protette dal sole?
“In teoria sì, ma di fatto, con il buco dell’ozono gli africani si ammalano soprattutto di melanoma…”.

E lei cura i melanomi con il metodo Di Bella?
“Certamente e, quando la lesione è all’inizio e non ci sono metastasi, ho ottimi risultati applicando il disinfettante iodopovidone, penetra nelle cellule e uccide le maligne”.

Quanti tumori ha affrontato con il metodo Di Bella?
“Al momento ho in cura una trentina di persone. In alcuni casi ho visto risultati sorprendenti dopo pochi mesi, senza intervento chirurgico. Una ragazza di 19 anni, all’inizio del 2008 si è presentata con perdite al seno, ghiandole linfatiche già intaccate e metastasi epatica (l’ago aspirato rivelò: carcinoma a piccole cellule).
Dopo sei mesi di cura continuativa, il tumore si era ridotto del 90%, abbiamo ripetuto per 2 volte la terapia per un mese e oggi prende solo retinoidi, vitamina E, argento colloidale (potente antivirale che abbino spesso alla terapia)”.

Ma chi paga le cure e da dove vengono i farmaci?
“Facciamo delle grandi collette, ordino le medicine a Bologna, devo ringraziare un sacco di persone, ognuno ci mette del suo, dal corriere navale a quello terrestre…”.

Altri casi?
“Tumore alla tiroide in donna di 35 anni, alla prostata in un uomo di 43, carcinoma epatico in 46enne…”

Il tumore al fegato è quasi sempre una sentenza di condanna… a che stadio era?
“Tre centimetri per due e mezzo le dimensioni, con falda di versamento: dopo otto mesi di cura lesione ridotta dell’80%, il paziente è ancora in terapia…”.

Chi critica il metodo Di Bella dirà sicuramente che questi non erano tumori…
“L’ago aspirato e le ecografie dicono che lo sono, poi come le ho detto, qui importa arginare il male… pensi che ho avuto un sorprendente risultato su un bambino di 8 anni malato di sclerosi multipla (la diagnosi è stata fatta in un centro di ricerca per malattie genetiche del Portogallo). Era già a uno stadio molto avanzato della malattia, su una sedia a rotelle con paralisi degli arti inferiori, in più erano già comparsi i movimenti involontari di braccia e testa. Ebbene, dopo sei mesi di terapia notammo diminuzione dei movimenti involontari, forza nelle braccia e roteazione delle caviglie (prima completamente immobili)… penso che fermare il processo di degenerazione nervosa sia una cosa fondamentale”.

Anche a Caserta lei applica il metodo Di Bella?
“Sì, lì ho tutti i documenti clinici che provano la regressione del cancro. La mia storia più bella? Tumore all’utero al terzo stadio in una giovane donna che rifiutò l’intervento… è guarita ed è diventata mamma”.

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fonte laleva.org

Uno studio del BMJ dimostra che il vaccino DTP uccide


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Uno studio del BMJ dimostra che il vaccino DTP uccide

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Dove sono gli studi che dimostrano la sicurezza dei vaccini? Apparentemente sono nella fantasia di chi dai vaccini ne trae profitto. Questo studio, come altri precedenti dimostra chiaramente che il vaccino trivalente DTP uccide le neonate.

Il vaccino DTP e stato chiaramente documentato come killer in uno studio pubblicato sul British Medical Journal. E’ stato dimostrato che bambine sane e ben nutrite sottoposte al vaccino DTP hanno un tasso di mortalità superiore a bambine con una nutrizione carente che non sono state sottoposte al vaccino. Il vaccino Difterite-Tetano-Pertosse è un killer.

Gli autori hanno utilizzato varie tecniche statistiche che tendono a oscurare i risultati. Hanno riportato tassi di mortalità relativi, che è la misura del rapporto tra le probabilità di un risultato contro un altro. Nonostante il, tentativo di oscurare i risultati, non sono riusciti ad evitare di dire la verità e hanno concluso:

Sorprendentemente, nonostante i bambini con il miglior stato nutrizionale siano stati vaccinati precocemente, la vaccinazione DTP è stata associata all’incremento della mortalità delle bambine.

Le bambine vaccinate hanno un tasso di mortalità triplicato rispetto a quello che sarebbe stato senza il vaccino.

La copertura dell’OMS

L’introduzione dello studio sottolinea che l’immissione precoce del vaccino DTP in Guinea-Bisseau (direttamente a sud del Senegal in Africa) “è stata associata a un incremento dell’84% della mortalità”. Allora l’OMS sponsorizzò diversi gruppi per rianalizzare i dati esistenti, ma tutti hanno ancora riferito “che il vaccino DTP ha avuto importanti effetti benefici”. Tuttavia gli autori affermano che:

In contrasto abbiamo continuato a trovare effetti negativi della DTP per le bambine in Gambia, Senegal, Ghana, Sudan, Congo e Malawi

Si noti che l’OMS ha utilizzato vecchi dati raccolti in protocolli non dichiarati, e che l’OMS ha speso ingenti somme di denaro per vaccinare le persone piuttosto che fornire cibo adeguato, acqua e servizi igienico-sanitari, in particolare ad Haiti. Incredibilmente, l’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato che “la fornitura di acqua sufficiente e sicura e la sanificazione non sono compiti del settore salute”.(2) E’ stato scoperto che L’OMS ha un conflitto di interessi con Big Pharma, un conflitto che ha infettato le loro politiche, in particolare il loro terrorizzare ed esercitare pressioni a favore della vaccinazione contro l’influenza suina.(3) Non ci sorprende che l’OMS non abbia avviato un nuovo studio con un gruppo di controllo. Tuttavia, gli autori di questo studio lo hanno fatto.

Risultati dello studio

La Dott.ssa. Meryl Nass riporta i risultati di questo studio:(4)

Prendendo in considerazione lo stato nutrizionale, bambini vaccinati con DTP, specialmente le femmine, hanno una mortalità tre volte più elevata tra i 2 e 6 mesi di età.

Lo stato nutrizionale è stato un forte fattore di mortalità tra i maschi ma non tra le femmine.

C’è una continua contraddizione tra gli studi sul DTP da paesi a basso reddito e la politica attuale.

 

Per quanto riguarda lo stato nutrizionale, i bambini meglio nutriti sono stati vaccinati prima di quelli mal nutriti, ma morirono comunque in percentuale maggiore!

La Dott.ssa Nass riferisce inoltre che le informazioni nello studio sembrano indicare che i bambini maschi vaccinati morirono anche ad un tasso maggiore rispetto ai non vaccinati, ma lo studio sembra vago su questo punto. (Come già notato, il metodo statistico utilizzato per riportare risultati tende ad oscurare piuttosto che illuminare).

Implicazioni nel mondo industrializzato

Non abbiamo studi sui tassi di mortalità da vaccinazioni che sono stati fatti nel mondo industrializzato. Le scuse utilizzate sono duplici:

Si rifiutano di fare studi controllati in modo casuale con la falsa dichiarazione che non sarebbe etico privare i “benefici” dei vaccini ad alcuni bambini. Si! i benefici che non sono mai stati documentati — e ora sembrano essere, nella migliore delle ipotesi inesistenti — non sono testati perché sarebbe sbagliato testarli. Può essere un ragionamento più elusivo e disonesto?

Eludono gli studi dai risultati effettivi utilizzando una controfigura: lo sviluppo di anticorpi. Il problema è che gli anticorpi sono semplicemente i marcatori per l’immunità. Non sono l’immunità stessa, in quanto nessuno sa in cosa consista il peso adeguato di un anticorpo. È semplicemente un livello presunto. I livelli di anticorpi non ci dicono se si è sviluppata immunità alla malattia.

 

Abbiamo prove chiare ed evidenti pubblicate su riviste mediche che documentano che il vaccino DTP uccide. Qual è la risposta ufficiale a queste informazioni

Non c’è stata. Questo studio e quelli precedenti, erano stati inizialmente accolti con un po’ di finto interesse. Sono stati eseguiti pseudo studi utilizzando dati insufficienti da studi precedenti, che non erano stati progettati per trovare queste informazioni. Naturalmente, i risultati erano come desideravano, e portavano alla dichiarazione che il vaccino DTP non causa danni.

Nonostante i migliori piani da sempre elaborati per nascondere la verità sui vaccini contro Difterite-Tetano-Pertosse, ora è chiaramente evidenziato. La nuova varietà acellulare, DTaP, potrebbe o non potrebbe essere più sicura. Come facciamo a saperlo? Come può chiunque giustificare l’utilizzo del vaccino DTP, che chiaramente è un assassino, nei paesi poveri? Dove sono gli studi che dimostrarano la sicurezza del più recente vaccino DTaP?

Ah è vero: sono nello stesso posto degli studi sulla sicurezza del DTP nella fantasia di chi trae profitto dai vaccini.

 

Riferimenti:

(1) Early diphtheria-tetanus-pertussis vaccination associated with higher female mortality and no difference in male mortality in a cohort of low birthweight children: an observational study within a randomised trial (Arch Dis Child doi:10.1136/archdischild-2011-300646)

(2) Mass Vaccinations in Haiti

(3) Swine flu taskforce’s links to vaccine giant: More than half the experts fighting the ‘pandemic’ have ties to drug firms

(4) Meryl Nass, MD’s report on the study, Early diphtheria-tetanus-pertussis vaccination associated with higher female mortality and no difference in male mortality/ Arch Disease Childhood

Fonte: Gaia Health
Traduzione a cura di La Leva di Archimede
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fonte laleva.org

10 buoni motivi per evitare il vostro medico


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10 buoni motivi per evitare il vostro medico

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Dottor Mercola – dal sito Effedieffe – agosto 2012

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Da tempo sostengo che la strategia migliore per stare in salute consiste prima di tutto nell’evitare di fare visita al vostro medico. Perchè?
Perché in molti casi tutto quello che succede è che ve ne uscirete con una o due ricette e che queste raramente risolveranno il problema. La maggior parte delle visite dai medici producono solo la soppressione dei sintomi, spesso causando effetti e problemi collaterali.
Piuttosto che informare i pazienti sulle vere condizioni sottostanti e sulle reali soluzioni che portano alla salute, è come se i medici vi applicassero dei cerotti medicati tossici su ferite aperte. Ci sono quindi molti validi motivi stando ai quali l’interesse della vostra salute consiste nell’evitare il vostro medico…

1. Il PAP test annuale
Molti medici continuano a suggerire alle donne di eseguire l’annuale del PAP test, ma le ultime informative dalla U.S. Preventive Services Task Force raccomandano il contrario. Le nuove raccomandazioni suggeriscono che le donne procedano al PAP test una volta ogni 3 anni dai 21 ai 65 anni.
Sottoporsi al test più di frequente – o prima dei 21 anni – determina più facilmente l’individuazione del papillomavirus (HPV) e delle lesioni ad esso associate. Se un medico individua lesioni simili, le considera automaticamente pre-cancerose e le “cura” di conseguenza.

Al contrario, la maggior parte delle infezioni HPV – e delle lesioni intraepiteliali squamose di basso livello associate – spariscono per conto loro senza bisogno di cure specifiche mentre, al contrario, il trattamento in sé può risultare nocivo. Poiché la maggior parte dei casi di HPV guariscono da soli, questo è un esempio di cura che fa più male che bene.

Ciò detto, i PAP tests (che ricercano un tumore della cervice dell’utero generalmente associato all’HPV), sono sicuramente il miglior strumento per evitare di morire di tumore alla cervice, ma un test all’anno è ugualmente inutile: è infatti dimostrato che una frequenza superiore ai 3 anni non aumenta la frequenza di diagnosi del tumore. Donne non a rischio HPV non sono a rischio tumore alla cervice. Inoltre, quand’anche l’infezione non sparisse da sé – cosa rara – occorrono 10 anni prima che evolva in un tumore. I tumori alla cervice crescono molto lentamente, ed è questo il motivo che rende efficaci anche dei test meno frequenti.

Nonostante le nuove linee guida, la maggior parte dei medici continuano a consigliare ai propri pazienti l’esame su base annuale, e questo solo perché gli uni e gli altri sono abituati così.
Alcuni medici temono che, senza una necessità di PAP test su base annuale, non vedranno i loro pazienti nemmeno per altri esami.
In effetti, ci sono anche buoni motivi per ritenere che queste nuove linee guida facciano parte di un piano di salvataggio del Gardasil, il vaccino per l’HPV, le cui vendite sono preoccupantemente basse. Il vaccino HPV è molto costoso ed è stato pubblicizzato con grossi investimenti ma è stato un colossale insuccesso con meno del 27% delle donne che hanno optato per vaccinarsi ed una serie di seri effetti collaterali che continuano a venire alla luce.

2. Mammografia
Una recente analisi ha evidenziato che solo 1 donna su 8 con diagnosi di tumore al seno diagnosticata durante una mammografia di routine è stata salvata da tale controllo abitudinario; l’analisi non tiene conto poi, all’opposto, di quanti casi di tumore al seno siano stati indotti dalle mammografie di routine.
I ricercatori, utilizzando i dati ufficiali relativi al tumore al seno in possesso del The National Cancer Institute e il The Centers for Disease Control and Prevention, hanno calcolato le probabilità per una 50enne di sviluppare un tumore al seno nei successivi 10 anni, le probabilità che il tumore venga individuato da una mammografia ed il rischio che muoia per tumore al seno nei successivi 20 anni.

Nella migliore delle ipotesi, una mammografia ha una probabilità di salvarle la vita pari al 13%, ma potrebbe essere oggettivamente più bassa, a livello di un 3%. Indipendentemente dal tipo di analisi condotta – e considerando donne di età differenti – la probabilità che una mammografia salvi la vita restano comunque sotto al 25%. I ricercatori hanno dunque concluso che: «La maggior parte delle donne alle quali è stato diagnosticato un tumore al seno tramite una mammografia di routine non hanno avuto la vita salvata da tale esame. Al contrario, la diagnosi è stata o talmente precoce da non influire sulla mortalità, o un falso positivo».

Vale la pena ripeterlo: «Con le mammografie vengono spesso diagnosticate – come pericolose – lesioni o tumori che non costituirebbero mai una minaccia per la vita della donna. Portano anche spesso a falsi positivi [ovviamente si ricorda che un esame positivo è una notizia negativa per il paziente, ndt] che causano trattamenti non necessari: spesso le donne vittime di queste diagnosi eccessive [sbagliate nei fatti] subiscono mastectomie, radioterapie e chemioterapie non necessarie e che possono avere effetti devastanti sia sulla qualità che sulla durata della loro vita. Come se non bastasse, le mammografia utilizza delle radiazioni ionizzanti che di per sé producono o possono contribuire a produrre lo sviluppo del tumore al seno.

3. Raffreddore e influenza
Pensate che sia una cosa furba andare dal medico per queste cose? Ripensateci. Grazie all’abitudine per l’eccessiva prescrizione di antibiotici, ed alla prescrizione di antibiotici inadatti, avete molte probabilità di uscire dallo studio con la ricetta per una medicina che non vi serve.
Gli antibiotici NON funzionano contro i virus, dunque contro raffreddore ed influenza sono inutili. Sfortunatamente, sono prescritti alla grande proprio per tali malattie. Se avete un raffreddore od un’influenza ricordatevi che, a meno che non abbiate una seria polmonite batterica secondaria, un antibiotico farà peggio piuttosto che meglio, perchè ogni volta che assumi un antibiotico aumenti la tua vulnerabilità a sviluppare infezioni che siano resistenti a tale antibiotico – fino a diventare portatore sano di una simile infezione, resistente al farmaco e diffonderla agli altri.

La prima cosa che devi fare se senti che stai per prenderti un raffreddore od un’influenza è sospendere TUTTI gli zuccheri, i dolcificanti artificiali, gli alimenti industriali. Lo zucchero è particolarmente dannoso per il sistema immunitario, sistema che necessita di essere potenziato e non indebolito, al fine di combattere l’infezione in atto. Negli zuccheri rientra anche il fruttosio dei succhi di frutta, e tutti i tipi di cereali, in quanto nell’organismo vengono smontati in zucchero semplice.
Teoricamente, non appena senti che potresti avere un’influenza che si avvicina, dovresti controllare l’alimentazione, il sonno, l’attività fisica e lo stress. Disporre di una grossa quantità di sonno è decisivo ai fini della difesa perchè è la fase nella quale sono più efficaci le strategie di potenziamento immunitario. Inoltre, lo studio scientifico dimostra che più alto è il livello di vitamina D, più basso il rischio di contrarre raffreddore, influenza ed altre infezioni del tratto respiratorio. Sono assolutamente convinto che tu possa evitare raffreddore ed influenza solo mantenendo la vitamina D ai livelli ottimali.

4. Colesterolo
Molti medici sono inconsapevoli del fatto che una dieta ad alto contenuto di grassi NON è la causa dei disturbi al cuore. Questi medici sono tratti in inganno nel credere che il colesterolo totale sia un accurato indicatore previsionale di disturbi al cuore. Se vai dal tuo medico ed il tuo colesterolo è alto, ci sono due cose che probabilmente ti sentirai dire:

1. prendi un farmaco a base di statine che abbassi il colesterolo e

2. non mangiare grassi saturi.

Se è vero che i farmaci a base di statine abbassano il colesterolo con grande efficacia, il demonio responsabile degli attacchi di cuore non è il colesterolo. Anche una ricerca del MIT, Massachusetts Institute of Technology, chiarisce che non c’è un solo studio scientifico che dimostri che le statine abbiano migliorato la mortalità qualsiasi ne fosse la causa. Detto in altre parole: non prolungano la vita, non più di quanto si sarebbe prolungata senza prenderle. In verità, invece di prolungare la vita, contribuiscono al deterioramento della qualità della tua vita: distruggono i muscoli, danneggiano fegato, reni e funzionalità cardiaca. Il modo migliore per ottimizzare i tuoi livelli di colesterolo e la salute del tuo cuore è collegato al tuo stile di vita: mangiare cibi con pochissimi grassi industriali, evitare grassi vegetali sottoposti ad elaborati processi industriali ed olii caricati di grassi tossici quali gli omega-6.

5. Depressione
Ancora una volta, la cosa più probabile è che te ne uscirai dallo studio del tuo medico con la ricetta per un farmaco che sarà più pericoloso del problema in sé [ammesso che tu ce l’avessi, ndt]. Ogni anno vengono compilate 230.000.000 ricette per antidepressivi [nella sola America], il che la rende il farmaco più prescritto degli USA. L’industria psichiatrica stessa è un affare da 330.000.000.000 di dollari; non male per un’industria che fornisce ben pochi risultati…
Nonostante tutte queste ricette, gli Americani depressi sono più di 1 su 20. L’80% di tali depressi dice di patire un qualche tipo di calo di prestazione; il 27% lamenta di essere in condizioni tali per cui gli è estremamente difficile essere all’altezza dei normali compiti quotidiani, tipo lo svolgere il proprio lavoro o stare insieme agli altri.

Il numero di consumatori di farmaci antidepressivi – la risposta medica alla depressione – è raddoppiato in un solo decennio, passando dai 13.300.000 di Americani del 1996 ai 27.000.000 del 2005.
Ma se questi farmaci sono prescritti così diffusamente, come mai i risultati sono così scadenti?
Perchè non mirano alle cause alle cause. La ricerca ha confermato che i farmaci antidepressivi non sono più efficaci di semplici pillole di zucchero. Anzi, alcune ricerche hanno evidenziato che semplici pillole di zucchero possono produrre risultati anche MIGLIORI di quelli degli antidepressivi! Penso che il motivo di un tale sorprendente risultato sia da ascrivere al fatto che entrambi i tipi di pillole funzionano per effetto placebo; ma le pillole di solo zucchero hanno molti meno effetti collaterali dannosi.

Molti dimenticano che gli antidepressivi conducono a moltissimi effetti collaterali, alcuni dei quali mortali. Ogni anno, nella sola America, tentano il suicidio almeno 750.000 persone, ed in circa 30.000 ci riescono.
Assumere dunque un farmaco che non toglie i sintomi e che di fatto può aumentare il rischio che tu ti uccida… non sembra proprio una gran scelta. Inoltre, siccome la maggior parte della cura si incentra sul farmaco, vengono completamente ignorate molte tecniche sicure, naturali e CHE FUNZIONANO, quali: attività fisica, EFT, vitamina D ed un’accurata alimentazione.

6. Ipertensione
La definizione di pressione sanguigna alta [ipertensione], si è di molto allargata nel 2003, in modo da permettere alle case farmaceutiche di poter vendere farmaci pieni zeppi di effetti collaterali ad un buon 45.000.000 di persone in più. Dato che il Joint National Committee on Prevention, Detection, Evaluation and Treatment of High Blood Pressure – all’interno di un gigantesco giro di collusione con l’industria farmaceutica – ha deciso che dei valori di fatto relativamente bassi di pressione sanguigna erano diventati dei fattori di rischio cardiaco, di colpo – milioni di persone ed altri milioni a venire – si sono ritrovate etichettate come anormali e bisognose di trattamento per una diagnosi che non sarebbe mai esistita se quel comitato scientifico non si fosse mai riunito.

Un’alta pressione sanguigna che non viene curata è sicuramente una cosa seria e può di fatto portare a disturbi cardiaci ed aumenta il tuo rischio di infarto. Ma la buona notizia è che seguendo un buon programma alimentare – insieme ad attività fisica e ad un programma di tecniche di riduzione dello stress – la maggior parte delle persone normalizza la propria pressione sanguigna senza ulteriori conseguenze.

7. Il test PSA per il tumore alla prostata
Di fatto questo test rivela ben poco ed un test positivo farlocco porterà senza dubbio ad una rapida biopsia della prostata con la certezza di un rischio di infezioni. Il test PSA (antigene specifico per la prostata), analizza il tuo sangue alla ricerca dell’antigene (PSA) specifico, una sostanza prodotta dalla tua prostata. Quando si riscontrano livelli superiori alla norma, si ritiene sia presente un tumore. Comunque stiano le cose, un test PSA non ha praticamente il minimo impatto sul tasso di mortalità da tumore alla prostata. Non per niente la U.S. Preventive Services Task Force presto raccomanderà che gli uomini non seguano programmi di controllo PAS della prostata.

Oggigiorno, molti esperti concordano che il test PSA è nel migliore dei casi inattendibile e nel peggiore assolutamente inutile per una corretta diagnosi del tumore alla prostata. In molti poi concordano che conduca a falsi positivi ed a trattamenti antitumorali inutili e dannosi. Non diversamente dalla mammografia, il test PSA è diventato una nuova abitudine medica. Il tasso di falsi positivi è alto, ed una quantità di danni non è che la conseguenza dei trattamenti non necessari.
Quello che può avere un grande impatto sulla salute della vostra prostata è la dieta che può prevenire il suo ingrossamento ed il tumore. Ma troppi medici non si curano di questi aspetti.

La dieta deve essere il più possibile organica cioè di cibi naturali, non manipolati industrialmente che comprenda in quantità illimitata verdure fresche ed aromi freschi. Limitate il più possibile gli zuccheri – glucosio e fruttosio – ed i cereali, in modo da mantenere livelli ottimali di insulina, il che riduce in generale il rischio di tumore. Carni trattate o grigliate, latte e derivati pastorizzati industrialmente e derivati dei grassi sintetici non fanno che aumentare il rischio di tumori alla prostata, e vanno evitati.

8. Consigli dietetici inappropriati e malsani
Molti medici non hanno la minima idea di come sia fatta una dieta sana. Ne consegue che consigliano delle catastrofi alimentari quali i dolcificanti artificiali, oli vegetali al posto del burro, prodotti latteo-caseari privi di grassi e pastorizzati. Molti non vi diranno nemmeno quali cibi potete mangiare per migliorare la vostra salute, tipo: vegetali fermentati, prodotti latteocaseari freschi, grassi salutari (quali i grassi animali saturi della classe omega 3), la carne da allevamenti ad erba ecc.

E, come se non bastasse, la maggior parte dei medici non ha la minima idea dell’effetto dovuto al modo di cucinare i cibi: il modo migliore per cucinare la maggior parte dei cibi è a crudo o poco cotta. Ciò vale anche per le proteine animali tipo uova e carne. Parlare della qualità del cibo è fondamentale per una buona salute: comperare la carne da un piccolo allevatore è ben diverso che non da un CAFO (confined animal feeding operation), ma dal vostro medico non sentirete neanche questo consiglio.
Volete sapere cosa mangiano quelli che godono di ottima salute? Leggetevi questo mio programma alimentare.

9. Le ricette mediche ti possono uccidere e non prendono di mira la causa del problema
Una ricetta medica solitamente non è che un cerotto che non viene nemmeno appiccicato vicino alla causa del problema. Molti farmaci sono poi solo pericolosi. Un’analisi di dati condotta l’anno scorso dagli U.S. Centers for Disease Control (CDC), ha rivelato che negli Stati Uniti le morti conseguenti a ricette prescritte correttamente ora superano in numero quelle da incidenti stradali! Quando poi si aggiunge il numero delle morti derivanti da altre pratiche mediche – pronti soccorso ed interventi chirurgici, per esempio – ecco che il moderno sistema sanitario americano diventa la prima causa di morte e danni fisici in America. Ed era il 2003.

Nel 2010, un’analisi pubblicata sul New England Journal of Medicine rivelava che, nonostante ci fossero stati negli ultimi anni degli sforzi volti a migliorare la sicurezza per i malati, il sistema sanitario nel complesso non era cambiato per nulla.
Un esempio per tutti: la pillola contraccettiva Yaz and Yasmin – che è stata appoggiata dal comitato consulente della FDA (Food and Drug Administration), contiene una sostanza denominata drospirenone che rende le donne che l’assumono 7 volte più a rischio di tromboembolia, cioè di un’ostruzione dei vasi sanguigni che può portare ad una trombosi venosa profonda, embolia polmonare, attacchi di cuore e morte. Perchè la FDA ha approvato un farmaco così pericoloso?

È saltato fuori che almeno 4 componenti del comitato di consulenti o avevano lavorato per le case farmaceutiche produttrici o loro subappaltatori, oppure avevano ricevuto da queste finanziamenti per la ricerca.

Stando alla Alliance for Natural Health:
«Ognuno dei 4 membri che avevano ricevuto denaro dalla casa produttrice della pillola ha votato a favore. Degno di nota è che la votazione che ha deciso se i benefici della pillola superassero i danni da essa causati è stata a favore della pillola per 4 voti. È poi grottesco che, mentre la FDA ha permesso di votare ai 4 coinvolti con case che producevano il drospirenone, l’istituto lo ha impedito a Sidney M. Wolfe argomentando che, sulla base di dati raccolti per anni, aveva raccomandato ai suoi lettori di non assumere la pillola Yaz».

10. Forse il tuo medico non ti dice nemmeno la verità
Un’indagine telefonica condotta negli Stati Uniti ha rivelato che il 79% degli Americani si fida del proprio medico. Ma una recente indagine su 1.900 medici ha rivelato che alcuni non sono sempre chiari od onesti con i propri pazienti. Per dirla in modo delicato, i risultati del sondaggio sono un tantino sconvolgenti:

• il 33% dei medici non è completamente d’accordo nell’ammettere con i pazienti propri errori, anche se gravi;

• il 20% non è completamente d’accordo sul fatto che un medico non dovrebbe mai dire al paziente una cosa non vera;

• un sorprendente 40% ritiene che di dovrebbero tenere nascosti ai pazienti i legami finanziari con le industrie farmaceutiche e produttrici di apparecchiature;

• il 10% ammette di aver detto ai propri pazienti qualcosa di non vero durante lo scorso anno.

Quando ci sono da prendere delle decisioni inerenti alla salute, è certo che valga la pena sentire il proprio medico – dopo tutto è pagato per questo. Fortunatamente hai scelto un sistema sanitario che sulla salute la pensa come te e sulla cui esperienza si può contare. Ma ricordati: quando devi prendere una decisione che riguarda la tua salute, devi essere l’avvocato di te stesso: prima di accettare un’esame, delle procedure o delle cure, è importante che tu ponga tutte le domande perché è una tua decisione anche quella di optare per meno trattamenti medici e più metodi naturali per guarire il tuo corpo.

Da ultimo, più ti fai carico in prima persona della tua salute – per esempio prendendoti cura dell’alimentazione per prevenire le malattie – meno avrai bisogno di contare sugli assistenti sanitari forniti dal sistema sanitario. Se segui con cura alcuni principi base – cose semplici come un po’ di esercizio fisico, mangiare cibi integrali, dormire a sufficienza, prendere del sole, ridurre lo stress e coltivare relazioni personali – ridurrai drasticamente il bisogno di cure mediche convenzionali, che di per sé ridurrà oltretutto le possibilità di patire conseguenze per effetti collaterali non previsti.

Ma nel caso tu necessiti di cure mediche, cerca un professionista che ti aiuti a raggiungere un vero star bene e che ti aiuti a scoprire e comprendere le cause più profonde del tuo star male… ed a mettere a punto, per te ,un programma di cure completo e su misura – per esempio di tipo olistico.

Dottor Mercola

Traduzione per EFFEDIEFFE.com a cura di Massimo Frulla, revisione di Lorenzo de Vita

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fonte disinformazione.it

Tumori. La chemioterapia può favorire la proliferazione di cellule cancerogene farmaco-resistenti

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Tumori. La chemioterapia può favorire la proliferazione di cellule cancerogene farmaco-resistenti

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(ANSA) – WASHINGTON, 6 AGO – La chemioterapia mirata a distruggere le cellule cancerose nei pazienti colpiti da tumore puo’ avere un effetto inverso al desiderato, ossia aumentare i rischi di una ‘ricrescita veloce’ della neoplasia che a quel punto non risponde piu’ ai trattamenti . A fare la “completamente inattesa scoperta” e’ stato un team di scienziati del Fred Hutchinson cancer center di Seattle: i ricercatori hanno osservato che la chemioterapia non solo come e’ noto uccide le cellule che si dividono velocemente – ossia quelle cancerose – ma crea al tempo stesso danni nelle cellule sane,inducendo la secrezione della proteina WNT16B che ‘sostiene’ la crescita delle cellule tumorali. Il meccanismo osservato in campioni di tessuto sia sano che malato prelevati da pazienti colpiti dai tumori della prostata, del seno e delle ovaie, consiste nella aumentata secrezione della proteina da parte delle cellule sane che circondano il cancro. La “WNT16B” viene quindi ‘agganciata’ dalle cellule tumorali che inziano a crescere nuovamente. “L’incremento di questa proteina e’ stato un risultato decisamente inatteso – ha detto l’autore della ricerca Peter Nelson – ma i nostri test mostrano che ‘WNT16B’, una volta secreta, interagisce con le cellule tumorali vicine causandone la crescita, l’invasione di aree circostanti e la resistenza a future terapie”. “I nostri risultati – si legge nel rapporto pubblicato su ‘Nature Medicine’ – illustrano come siano i danni nelle cellule sane causati dalla chemioterapia che possono contrbuire direttamente al ritorno del tumore”.(ANSA)

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fonte unita.it

Dukan, Cattiva Dieta. E anche pericolosa

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Dieta Dukan

Ma lui mangia così?

Forse si, forse no. Di certo monsieur Dukan brinda, grazie a un business che fa soldi a palate. La sua dieta è l’ultima moda. Ma vi assicuriamo che è pericolosa.

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Rispolverata, infiocchettata e data in pasto al marketing. Un ottimo marketing. Ecco come fare di una dieta vecchia come il cucco ( la prima dieta iperproteica risale agli anni ’70) un libro best-seller da milioni di copie. La dieta Dukan, oggi tanto di moda, non è niente di nuovo: il solito regime a base di proteine che ciclicamente compare, entusiasma e sparisce. Lasciando i fan con analisi sballate e peso che ritorna. A differenza delle precedenti però quest’ultima dieta è strategicamente circondata di testimonial famosi. Fateci caso, prima della notizia che Kate Middelton l’avesse usata per arrivare in foema alle nozze (poco importa se è vero o no) in Italia nessuno la conosceva. Dopo il gossip, tutti quelli con un chilo di troppo si sono fatti almeno un giro sul sito di monsieur Dukan.

Chi è questo signore?

Osannato dai seguaci, ripudiato dai colleghi medici, Pierre Dukan sa far parlare di sé. Il medico francese, nato ad Algeri 71 anni fa, ha cominciato prescrivendo diete personalizzate fino al lancio, nel 2000, del suo libro “La dieta Dukan”; per nove anni circa il regime resta in sordina, poi nel 2009, grazie a una campagna marketing molto aggressiva e a un consistente investimento nel web, si diffonde ovunque. Si tratta di una dieta iperproteica (a base di carne, uova, pesce) , ipocalorica (a basso regime calorico, come tutte le diete), senza carboidrati ( pane, pasta, riso…). Una dieta – secondo i medici – così sbilanciata nei nutrienti, da essere pericolosa, sopratutto per ipertesi, persone che bevono poco, cardiopatici. Dukan però non sente le critiche e difende la sua battaglia, osteggiata – a suo dire – da case farmaceutiche e venditori di merendine. E fa soldi, vendendo libri, bacche, alimenti ad hoc. Chi ha ragione?

Ecco come funziona

Chi la segue parlando di “attacco” e di “crociera” senza bisogno di traduzione, compra crusca d’avena macinata secondo un metodo speciale e considera normale mangiare due uova al giorno, ogni giorno. Quello della dieta Dukan sembra un mondo a sé stante, ma -in realtà – è solo un sistema avanzato per proporre una dieta proteica. Il programma per dimagrire si compone di quattro fasi consecutive. Ciascuna con le sue pecche. Eccole.

Proteine all’attacco

La prima fase è chiamata di “attacco”: si mangiano solo proteine pure, come uova, pesce, carne e latticini a basso contenuto di grassi. E già questa prima parte – anche senza essere esperti di nutrizione – fa storcere il naso: non farà male tanta carne? Senza snocciolare le numerose ricerche scientifiche che hanno dimostrato la seria correlazione tra un’eccessiva assunzione di carne e l’aumento di rischio di cancro al colon retto, è essenziale sapere che tutte le diete iperproteiche (e quella di Dukan non fa eccezione)provocano nell’organismo uno stato di intossicazione, appesantendo fegato e reni. E non basta: analizzando un menù di “attacco” abbiamo stimato che il colesterolo introdotto in una giornata è sette volte superiore alle assunzioni raccomandate.. Ma non solo. Queste diete hanno effetti negativi anche sulle abitudini alimentari: chi le segue, spesso smette di mangiare frutta, perché ricca di zuccheri semplici, banditi da Dukan. Eppure la frutta, con tutte le sue vitamine, è essenziale per il nostro organismo. Lo sa anche Dukan, che infatti, consiglia l’assunzione di un multivitaminico. Insomma non ci fa mangiare frutta, ma ci offre un surrogato. Che vende – casulamente – sul suo sito.

Poi si va in crociera

La seconda fase è detta “crociera”: oltre alle solite proteine (a proposito che fine hanno fatto i legumi, ricchi di proteine vegetali?) si possono mangiare verdurea basso tenore di zuccheri. Abbiamo analizzato uno dei menù proposti nel libro della dieta Dukan: anche in questa fase esiste un grosso squilibrio tra i macronutrienti. Mangiando così l’organismo non assume abbastanza fibra (salvo quella, e solo quella, che Dukan ci vende sul suo sito e prescrive quotidianamente), carboidrati né acidi grassi essenziali. In compenso si fa incetta di proteine grassi saturi e colesterolo. A differenza della prima fase (da seguire per 3 – 10 giorni), questa dura più a lungo (una settimana per ogni chilo da perdere). E rischia di farci più male.

Pronti al consolidamento

La fase di consolidamento dura 10 giorni per ogni chilo di peso perso. Qui riappaiono timidamente i carboidrati. Ma il regime non è ancora ottimale per il fisico. Sopratutto a lungo termine. Per perdere, per esempio, 10 chili si deve seguire il consolidamento per circa sei mesi. , senza contare eventuali ricadute che prevedono, a detta dell’autore, una ripetizione delle varie fasi.

L’80% riprende peso

Durante la stabilizzazione si devono seguire tre regole: un giovedì proteico, tre cucchiai di crusca Dukan al dì; l’abbandono dell’ascensore. Il pericolo di questa fase è che sostituisca un’alimentazione corretta. Sul sito è scritto nero su bianco: gli elementi del sistema Dukan aspirano a “radicarsi nei comportamenti quotidiani” e a “trasformarsi in abitudini”. Bisogna stare invece molto attenti: i regimi iperproteici, così squilibrati, illudono, perché fanno dimagrire velocemente. Altrettanto velocemente, però, il peso viene ripreso: secondo una ricerca francese l’80% delle persone recupera i chili persi entro un anno.
Non lo diciamo soltanto noi, del resto, ma lo dimostra la storia: negli anni ’60 dive e signore comuni impazzivano per la Atkins, che è stata la dieta madre di tutte le iperproteiche. Se avesse funzionato quella, oggi della Dukan non ci sarebbe stato bisogno.

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fonte articolo: test-Salute, supplemento al n.2 di Altroconsumo n°261 pag. 15-16-17

www. altroconsumo.it

Tumori, scoperta una proteina che fa morire le cellule malate

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Tumori, scoperta una proteina che fa morire le cellule malate

La scoperta in provetta, ci vorranno ancora anni perun’eventuale terapia

roma

Scoperta una proteina in grado di contrastare il meccanismo che, come un elisir di lunga vita, mantiene le cellule del tumore sempre giovani e le fa vivere più a lungo delle cellule sane. I ricercatori dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano hanno dimostrato che una proteina, chiamata Dbc1, è in grado di far ripartire il meccanismo che porta le cellule tumorali a invecchiare e poi a morire: queste cellule, infatti, sono così terribili e aggressive perché mantenute sempre giovani da un’altra proteina, Sirt1. Ebbene, i ricercatori italiani hanno dimostrato che Dbc1 è come un interruttore, capace di annullare l’effetto di immortalità che Sirt1 ha sul tumore. Lo studio è stato pubblicato sul Journal of molecular cell biology. La scoperta è stata effettuata per ora solo in provetta: ci vorranno quindi anni per sapere se potrà trasformarsi in una terapia efficace sull’uomo.

In ogni cellula c’è una proteina, chiamata p53, che è una sorta di “guardiano” del Dna: quando c’è una grave alterazione, che potrebbe ad esempio scatenare un tumore, p53 si attiva e porta la cellula ad un suicidio programmato. In questo modo evita che si scateni la malattia. Ma le cose non sono così semplici: in un tumore, infatti, la proteina Sirt1 è in grado di bloccare p53, e quindi di mantenere le cellule tumorali in vita, creando le condizioni per sviluppare la patologia.

E qui entra in gioco la proteina Dbc1: è in grado di bloccare Sirt1 (e quindi di evitare che venga ostacolato il suicidio della cellula danneggiata). I ricercatori dell’Istituto Tumori, con il loro studio, hanno approfondito il rapporto che lega queste due proteine.

«La nostra ricerca – spiega Domenico Delia, responsabile della Struttura meccanismi molecolari di controllo del ciclo cellulare dell’Istituto – ha studiato la presenza di queste proteine e come interagiscono tra loro nel tumore del seno. Tuttavia queste molecole sono presenti e coinvolte nel ciclo vitale di tutte le cellule, e questo implica che i risultati di questa ricerca sono applicabili a diverse forme di cancro. Si aprono quindi importanti prospettive di ricerca: possiamo studiare nuove strategie terapeutiche che aumentino la presenza nell’organismo e nei tessuti del tumore di Dbc1, contrastando così l’azione ringiovanitrice di Sirt1 e spingendo al suicidio le cellule tumorali».

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fonte lastampa.it